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LEPRI A PIANOSA È UNO STERMINIO

Il Tirreno, 5 febbraio 2016

Lepri a Pianosa è uno sterminio.
La protesta degli animalisti contro il progetto Life13 che azzererà la specie europea e farà spazio a quella italica.

Gli animalisti dicono no al piano di eradicazione della lepre europea dall'isola di Pianosa. Da ieri, infatti, sta girando in rete e non solo una lettera firmata dall'animalista Paola Re, condivisa e sottoscritta da associazioni animaliste come Lida Firenze e da altri cittadini che hanno dato vita a una sorta di mail bombing indirizzata alle redazioni di diversi quotidiani. La pietra dello scandalo, se così si può chiamare, è il progetto Life13 Nat/It/000471 "Island conservation in Tuscany", elaborato da Ispra che ha curato il documento assieme al Parco nazionale dell'Arcipelago toscano e che consiste nella cattura o abbattimento di tutti i capi di lepre europea a cui seguirà la reintroduzione sull'isola della lepre italica, specie autoctona e a forte rischio di estinzione. I capi di lepre europea, introdotta in passato a scopo venatorio, sono stimati intorno alle 100 unità sull'isola piatta. L'obiettivo del progetto, per il triennio 2016-18 è lo spostamento / eradicazione di tutte le lepri europee da Pianosa, finalizzata alla ricostituzione della comunità animale originaria dell'isola. Le tecniche adottate per la realizzazione dei prelievi di lepre europea sono la cattura con reti a tramaglio con l'aiuto di cani e battitori o gli abbattimenti, che saranno eseguiti dal personale volontario adeguatamente formato dal Parco.

"È una descrizione inquietante che ricorda quella del progetto "Life+ U-Savereds" per la conservazione dello scoiattolo rosso in Umbria e la tutela della biodiversità in Appennino anche in quel caso promosso da Ispra con il coinvolgimento di Agenzia Parchi Regione Lazio, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche, Istituto Oikos e Legambiente - scrive nella sua lettera l'animalista Paola Re - lo scopo di questi progetti sarebbe la difesa della biodiversità, sbandierata come valore positivo che però spesso non è altro che specismo vestito con l'abito da sera. Se per tutelare una specie autoctona, l'essere umano si accanisce su un'altra alloctona, non mi pare che ci sia rispetto della vita animale". Secondo l'animalista in Italia, "si insegna fin dalla scuola d'infanzia a convivere con individui "alloctoni" di altre etnie, di altre religioni, molto diversi da noi, "autoctoni" - scrive - spesso questi individui sono etichettati come criminali solo per il fatto che un alto numero di crimini è commesso proprio da persone di origine straniera arrivate in Italia a turbare la nostra presunta quiete sociale.

Se deve essere giustamente combattuta questa idea razzista, bisogna farlo in maniera altrettanto forte con l'idea specista che si vuole imporre al mondo animale. L'uccisione di animali non è mai una soluzione, salvo, forse, in caso di eutanasia, con animali malati per impedire loro una sofferenza atroce. Ciò che si vuole portare a termine è uno sterminio di massa in un Parco meraviglioso. La lotta per la sopravvivenza tra le diverse specie di animali dovrebbe essere lasciata alla loro capacità di lottare e di avere la meglio l'una sull'altra, fermo restando che per la sopravvivenza di certe specie animali spesso si rendono necessarie oasi che li ospitino ma in quel caso è per sottrarli alla furia sanguinaria degli esseri umani che li cacciano e li massacrano senza pietà". La lettera firmata da Paola Re è stata sottoscritta e condivisa da decine di cittadini, toscani e non.

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