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VIVERE L'AMBIENTE: PIANOSA ADIEU, LA SCOPERTA DI UN GIOIELLO TRASCURATO

Il Tirreno Elba News, 13 aprile 2011

Le telecamere del programma di Teletirreno visitano l'isola piatta, e documentano una meraviglia che forse dovrebbe essere trattata meglio

Una storia infinita quella dell'isola di Pianosa, oggetto di molti appetiti ma di pochi impegni. Sull'isola insistono vincoli comunitari e nazionali, ambientali e archeologici, ed esiste un'area marina tutelata e soprattutto, ma un turismo ragionato e sostenibile permetterebbe un volume di affari non trascurabile per l'economia dell'arcipelago. In questi ultimi tempi si è parlato e scritto tanto sull'isola piatta, si è programmato visite a numero chiuso, un ticket di accesso per la stagione 2011 di 10 euro a personaper luglio e 12 euro ad agosto, ma la domanda che ci siamo posti è: cosa si restituisce a fronte di questo ulteriore esborso? La troupe di "Vivere l'ambiente" è andata in visita per una piccola inchiesta.

Nel corso della visita abbiamo visto degrado e un limitato percorso visitabile dell'isola, dove oggi scopriamo essere interdetta anche la zona che comprende cala del Bruciato, cala della Ruta; interdetta anche la spianata dell'uomo morto, località che si sono aggiunte, dopo la famosa chiusura per Zecche del 2007 ad altri percorsi importanti, come la Grotta Contini e Punta del Marchese. Anche la famosa villa di Agrippa è inaccessibile. Il tavolato di accesso è pericolante e comunque data l'infestante vegetazione i reperti archeologici sono nascosti alla vista, vale la pena ricordare come il direttore dell'istituto penitenziario di Porto Azzurro Carlo Mazerbo ha da tempo presentato un progetto-proposta per il reinserimento dei detenuti, come il ridotto gruppo che già adesso opera sull'isola. Un congruo numero di detenuti (150) in regime che potrebbero essere impiegati nel restauro e nella manutenzione delle strutture esistenti e ricreare una produttiva colonia agricola, ne abbiamo un esempio nell'antico frutteto, ripristinato e reso produttivo dall'impegno dei detenuti della San Giacomo che con il loro lavoro hanno reso decoro al meraviglioso e rigoglioso frutteto, un apiario che produce miele di alta qualità.

L'offerta attuale comprende la visita al porticciolo, Viale Regina Margherita, Cala Giovanna, le Catacombe e vincoli di ogni genere. La coperativa San Giacomo da parte sua, nonostante l'impegno di due o tre detenuti, offre - quando aperta la struttura - pasti su prenotazione ma in quanto a servizi, bagni, lavandini lasciano a desiderare: mancano o sono insufficienti i rifornimenti di carta igienica, sapone e salviette per le mani. Per adesso ci limitiamo a queste considerazioni, basta secondo me a non condividere il balzello di qualsiasi cifra che s'intenda pretendere per un isola a tutti gli effetti definita eufemisticamente fantasma.

Fabrizio Prianti

Articolo su tenews.it

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