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UN PATRIMONIO DA DIFENDERE

Il Tirreno Extra, 11 novembre 2009

E' durato poco più di 24 ore il terzo "allarme rosso" su Pianosa dopo che, dal 1996, è parte del Parco Nazionale. Il primo era stato qualche anno fa quando l'isola venne inclusa fra i beni dello Stato da mettere all'asta; il secondo all'inizio di quest'anno, quando il senatore Lumia propose di riaprire il supercarcere; il terzo infine quando giovedì passato l'ipotesi venne nuovamente avanzata dal ministro Alfano. Le strade di Pianosa sono dedicate agli eroi che hanno combattuto la mafia. Il suo supercarcere ha voluto dire molto nel contrastare questo male. Autorevoli dirigenti della amministrazione penitenziaria mi dicevano, una decina di anni fa, come fra i mafiosi vi fosse il terrore di essere portati a Pianosa e come la minaccia di andare a Pianosa fosse stato un efficace mezzo per avere pentimenti ed informazioni.
Comprensibile la posizione di esponenti politici, delle associazioni delle vittime della mafia e del ministro della Giustizia di volere riaprire Pianosa al 41 bis, nel tentativo di dare un segnale forte nella lotta contro il crimine organizzato. Ma forse possiamo domandarci: è' proprio necessario riaprire Pianosa? E' proprio necessario creare uno scontro fra la lotta alla delinquenza organizzata e la difesa di un grande ed unico patrimonio di natura e di storia?
Perché una cosa è certa. Le esigenze di un supercarcere sono in contrasto con quelle che caratterizzano un Parco Nazionale, un'area protetta da direttive europee e vincolata dal ministero dei Beni culturali. Stante le dichiarazioni del ministro Matteoli, della ministro Prestigiacomo - fermamente contrari alla riapertura - e dello stesso ministro della Giustizia, l'ipotesi sembra rientrata e comunque verrà discussa nella Conferenza Stato-Regioni di domani. Diciamo che da un "allarme rosso" siamo passati ad un "allarme giallo".

Giuseppe Tanelli
(ex Presidente del Parco)

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