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DIETROFRONT, IL CARCERE NON RIAPRIRA'

Il Tirreno Extra, 7 novembre 2009

Dietrofront, il carcere non riaprirà.
La Prestigiacomo convince Alfano: Pianosa è un gioiello da salvaguardare

«Il caso Pianosa è risolto. Ho parlato con il collega Alfano: abbiamo convenuto sull'opportunità di soluzioni alternative che non coinvolgano gioielli naturalistici e paesaggistici»: l'ha detto Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente, in un flash alle agenzie di stampa.
La notizia è stata battuta alle 17.07, ventiquattr'ore dopo l'annuncio del ministro della Giustizia della riapertura dei supercarceri di Pianosa e Asinara. Ma alle 18.13 quello che era sembrato un dietrofront veloce del guardasigilli è stato precisato con una nota: la questione della eventuale riapertura sarà portata giovedì all'attenzione della conferenza Stato-Regioni insieme ad una informativa sulle linee guida del piano carceri che il governo sta mettendo a punto.

«L'intera questione - ha detto Angelino Alfano - è articolata e complessa. Non può svilupparsi contro la volontà dei territori. Ho parlato a lungo con il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli che da esponente di quelle zone mi ha spiegato le ragioni e il senso di una battaglia da lui condotta per anni».
In serata il presidente della Regione Claudio Martini ha commentato: «Tanto rumore per nulla. La conclusione dimostra che era stato scelto un modo sbagliato per affrontare il problema carceri. Sono dunque soddisfatto che la proposta di riaprire Pianosa sia stata superata e che il campo sia sgombro da ipotesi sbagliate. Adesso può essere arrivato il momento di sederci attorno ad un tavolo per discutere del futuro». Martini ha fatto cenno all'esperienza di Gorgona, colonia penale agricola, dove sono state integrate esigenze ambientali e di valorizzazione turistica con la presenza di una struttura penitenziaria. Secondo Martini «anche a Pianosa potrebbe essere applicata una soluzione simile», con pochi detenuti a custodia attenuata per manutenzioni e sistemazioni ambientali.

Soddisfatti anche l'assessore regionale all'ambiente Marco Betti e Mario Tozzi, presidente del Parco dell'Arcipelago, entro i cui confini è perimetrata Pianosa.
«L'annuncio del ministro dell'Ambiente Prestigiacomo è davvero un risultato molto positivo e consente di rimediare a una scelta sbagliata - ha detto Tozzi - Riattivare il carcere avrebbe cancellato Pianosa dai patrimoni naturalistici del Mediterraneo». Plauso anche dall'onorevole Ermete Realacci (Pd): «Speriamo che la parola del ministro Prestigiacomo su Pianosa sia l'ultima e l'idea di riaprire il carcere di massima sicurezza nell'area protetta definitivamente archiviata».

Un'idea che negli ultimi anni, durante i governi Berlusconi, è stata altre volte tirata fuori dal cassetto, provocando sempre proteste e polemiche. L'ultima volta se ne è parlato dieci mesi fa, quando Alfano aveva assicurato proprio Realacci sul fatto che non era prevista alcuna riapertura nel futuro di Pianosa. E a settembre 2008 era stato il senatore Giuseppe Lumia (Pd) a proporre la riapertura sia di Piansoa che dell'Asinara per mandarci i mafiosi in regime di 41 bis.

Ieri, sia a livello locale che nazionale, le voci contrarie si sono levate da numerose forze politiche, dal Pd all'Idv ai Verdi, e dalle associazioni ambientalisti, in primis Legambiente. Solo il presidente del Senato Renato Schifani ha espresso appoggio alle sollecitazioni di Alfano. Il Sappe, Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, ha fatto sapere attraverso il segretario Donato Capece che «l'annuncio di Prestigiacomo è una grande occasione persa, perché sull'isola di Pianosa ci sono le infrastrutture e gli alloggi per il personale costruiti quando fu realizzata la sezione di massima sicurezza e con un intervento ad hoc si potevano benissimo riattivare - ha spiegato Capece - tutte le diramazioni della struttura attivando 600-800 posti per detenuti. Lo stop alla riapertura ci preoccupa perché incrementa il sovraffollamento».
Per riattivare Pianosa - dicono all'Elba - «forse non basterebbero 50 milioni. Ma a Roma l'hanno mai vista? Se un mattone a Portoferraio vale 50 centesimi, sull'isola del diavolo raddoppia». Comunque tra gennaio e febbraio scorsi dal ministero qualche tecnico a Pianosa lo mandarono per un paio di sopralluoghi: si parlò di «prova generale» sul fronte di una possibile riapertura.

Quanto alle strutture solo il "muro Dalla Chiesa", eretto ai tempi dell'emergenza terrorismo, sembra resistere al salmastro e al passare del tempo. Il resto cade a pezzi, a partire dalle sezioni fra cui la famigerata Agrippa di massima sicurezza. Oltre l'ingresso, poi, due vecchissimi telefoni a gettone rappresentano l'immagine di un passato ormai remoto. Per non parlare della caserma costruita ex novo (dentro ci sono arredi ancora imballati dopo oltre dieci anni) inaugurata addirittura a carcere ormai chiuso. Anche se il Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e quindi il ministero, non ha mai dismesso la struttura: sull'isola, infatti, sono sempre rimasti un piccolo presidio di agenti della penitenziaria e pochi detenuti (assegnati dal carcere di Porto Azzurro) impiegati per piccole manutenzioni.

Elisabetta Arrighi

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