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TORNANO LE VISITE A NUMERO CHIUSO: PRESENTATO IL RESTAURO DI DUE CAPPELLE DEL CIMITERO

Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, 14 giugno 2009

Tornano le visite a numero chiuso: presentato il restauro di due cappelle del cimitero ma l'isola resta in cerca di futuro dopo la chiusura del penitenziario.
Viaggio a Pianosa, paradiso che cade a pezzi e riappare solo d'estate.

L'ISOLA che non c'è appare all'orizzonte, girata la punta occidentale dell'Elba, come una sottile striscia azzurra. Appare dal "Baluo", il piccolo traghetto veloce che comincia proprio in questi giorni la stagione dei collegamenti spot: 150 o 200 persone alla volta, accuratamente schedulati da due agenzie dell'Elba, che a loro volta fanno da punto di riferimento per tutta Italia. Rientrarci è un po' un terno al lotto, ma noi siamo stati fortunati: l'associazione Amici di Pianosa ha organizzato ieri un trasferimento per inaugurare il restauro di due cappelline del vecchio cimitero dell'isola. Un centinaio di persone, molte delle quali con antiche radici sull'isola, che sono tornate a vedere i luoghi dei padri e dei nonni.

In un mare incredibilmente azzurro, calmo da camminarci sopra, molti di loro hanno riscoperto quella che era solo un vago racconto. Appunto: l'isola che non c'è. Perché Pianosa scompare dal panorama dell'Italia accessibile alla fine di settembre e non torna ad essere reale se non a fine giugno. Una breve stagione di visite guidate, rigidamente giornaliere, dal costo calmierato di 45 euro a persona. Se poi volete, si può pranzare alla trattoria-mensa della cooperativa San Giacomo a 24 euro. Il suo presidente è l'educatore del supercarcere di Porto Azzurro, dottor Domenico Zottola, un giovanotto ultrasessantenne con i capelli bianchi e l'entusiasmo d'un ragazzo. La cooperativa è di una ventina di detenuti in regime speciale, che operano anche all'Elba. A fianco del bar, nell'unico locale che ospita anche la mensa, Zottola vende souvenir isolani, magliette con scritto "Sono un ergastolano" oppure "Libero su cauzione" ed altre battute che si riferiscono al passato di supercarcere. Un gruppetto di guide autorizzate dal Parco dell'Arcipelago Toscano accompagna chi chiede i loro servizi, ed offre anche alternative alla semplice visita museale dell'ex carcere e delle catacombe cristiane (le più grandi a nord di Roma, restaurate dalla Pontificia Commissione, ma ancora oggi non totalmente esplorate).

Si può scegliere: visita al museo fotografico, gita in carrozza a cavalli, con panche imbottite di cuoio e parasole, noleggio di mountain-bike, escursione in sella, ombrelloni nell'incredibile spiaggia di cala Giovanna, che Mauro Mancini descrisse come un angolo dei Caraibi paracadutato nel Tirreno. E' un'escursione, quella a Pianosa, che si consuma nell'arco di poche ore e che lascia parecchio amaro in bocca. Luca Foresi, ricercatore all'università di Pisa e vicepresidente dell'Associazione Amici di Pianosa - ieri nostra guida - ci parla di un'isola ai tempi del carcere, allora felice a fronte dell'attuale desolazione di ruderi che cadono - è crollata anche la volta della chiesa - e dei disperati, forse un po' velleitari progetti dell'associazione di rivitalizzarla. Foresi è di casa anche nel cimiterino delle cappelle restaurate, perché ci sono sepolti i nonni e qualche bisnonno. Ha sorriso quando il neo sindaco di Campo. Vanno Semini, da cui Pianosa dipende territorialmente, ha promesso un futuro migliore, tanti nuovi progetti legati al turismo rispettoso dell'ambiente, idee e anche risorse. "Siamo abituati alle promesse che rimangono tali - dice Foresi un po' scaramanticamente - eppure ogni volta ci speriamo di nuovo".

Difficile credere che presto qualcosa possa cambiare. L'incredibile incrocio di competenze, tutto italiano, tra istituzioni regionali e locali, tra Parco dell'Arcipelago e infiniti enti di controllo, fa si che non ci siano risorse, ma nemmeno veri progetti. L'isola che non c'è emerge dalla memoria corta del Paese tra fine giugno e settembre, consumata da gite giornaliere usa e getta, senza altro futuro che raccontare il suo passato. Un passato che lentamente si consuma nel vuoto dei rimpianti e nella rabbia di chi vorrebbe ma non può far niente. Anche perché Firenze e Roma sono lontane anni luce e Pianosa non ha voce nemmeno per farsi sentire dalla vicina, vicinissima Elba.

Antonio Fulvi

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