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LE RAGIONI DELL'ANTIMAFIA E QUELLE DEL TERRITORIO SUL DESTINO DI PIANOSA

Elbareport, 14 marzo 2009

MARINA DI CAMPO. Sala consiliare campese, alle prese con una nuova puntata della telenovela dedicata al destino di Pianosa? Oppure questa volta si farà sul serio? A molti è sembrata una svolta positiva, nata proprio dalla discussione, da un confronto civile tra le componenti della società elbana e la fondazione Antonino Caponnetto, guidata dalla moglie del compianto giudice, Elisabetta Baldi, dal presidente Salvatore Calleri e da Domenico Bilotta.

Un meeting concesso dal sindaco Antonio Galli, davanti ad un folto pubblico, per analizzare una proposta in grado di risolvere le problematiche della piatta isola, da secoli prigioniera, prima di un carcere ora del degrado.

La fondazione ha presentato la proposta di Giuseppe Lumia, senatore del Pd intervenuto, già approvata in Parlamento con soluzione bipartisan, di riapertura del carcere duro secondo l'articolo 41 bis, destinato ai boss mafiosi. "Secondo me e la stragrande maggioranza del Parlamento - ha detto l'onorevole- l'emergenza mafiosi va risolta anche con la riapertura del carcere duro, in varie località italiane, tra cui le isole e Pianosa potrebbe essere una candidata. Sono certo che l'articolo 41 bis rinnovato, reso più certo, sicuro nell'interesse di tutta la comunità italiana, sarà in grado di veder convivere lo sviluppo sostenibile sull'isola di Pianosa e lo stesso carcere restrittivo". Ma il primo cittadino, con decisone e stile, ha respinto l'idea, pur apprezzando l'impegno della fondazione e del senatore. Un momento di vera democrazia si è compiuto, proprio grazie ai protagonisti dell'evento, Galli in testa.

Il senatore ha illustrato dettagliatamente tutte le chance offerte da questo nuovo 41 bis, necessario a isolare i boss mafiosi a Pianosa, circa 80. Inoltre ha prospettato di aumentare il numero dei carcerati da recuperare, pronti alla semilibertà, come già sta avvenendo grazie all'impegno della coop sociale San Giacomo. Quindi puntare, attraverso l'impegno di queste persone recuperate, alla manutenzione e allo sviluppo di attività agricole e quanto altro, e parallelamente sviluppare il turismo contingentato sull'isola.

La platea, affollata, non ha potuto accogliere la proposta, che senza dubbio tende a risolvere più problematiche in un colpo solo. Certamente i boss da qualche parte vanno reclusi. Lo stesso sindaco Antonio Galli si è dichiarato contrario alla proposta Lumia. "L'isola è da recuperare da oltre un secolo - ha detto il primo cittadino- bisogna ricordare che lo Stato italiano ha fruito di questo carcere fin dal 1853, ma sull'isola non sono mai state realizzate le strutture minime per una valida esistenza, non esistono reti fognarie, depuratori, la situazione è sempre stata negativa, e Pianosa è stata sfruttata in malo modo, mentre ha reso un servizio alla nazione. Ora è tempo di pensare al suo sviluppo reale, a farla godere ai pianosini, a tutti gli italiani e ad altri ospiti provenienti da tutto il mondo. Da anni è fermo un protocollo d'intesa da noi redatto, attraverso il quale potevamo fare vari progetti per rilanciare la vita sull'isola, ma non è stato possibile attuarli per un intreccio di competenze e vincoli. Il nostro comune non riesce ad operare per via di tante restrizioni che ci sono state imposte. È tempo di dare a noi il potere, sul nostro territorio e per questo faccio un appello a tutte le forze sociali, alle forze politiche, allo stesso Lumia, che ringrazio per il suo grande impegno nella lotta alla mafia, e ringrazio pure la fondazione Caponnetto, da anni impegnata sull'isola con un osservatorio contro la malavita organizzata che purtroppo tenta di radicarsi anche nel nostro territorio". E a ruota, dopo l'intervento del sindaco, vari cittadini, associazioni, presente il comitato che si oppone alla riapertura del carcere duro a Pianosa, si sono opposti alla proposta della fondazione. Quindi Giangregorio, Tirelli, Rocchi, Briano e Zanichelli per il parco e tanti altri si sono espressi contro questo progetto di abbinamento del supercarcere, con uno sviluppo sostenibile. Tutti quanti vogliono che Pianosa sia goduta per il suo ambiente, per le sue ricchezze storiche. Anche Danilo Alessi, presidente dell'Unione dei Comuni, ha detto che occorre farsi sentire col governo, reo di imporre queste soluzioni alla gente. "Occorre creare un movimento per mettere insieme le varie forze, presenti oggi alla riunione, per cambiare lo stato delle cose e rendere Pianosa di nuovo libera".

Ha concluso i vari interventi Federico Gelli, vice presidente della Regione, che ha convenuto sulla impossibilità di puntare alla riapertura del carcere duro a Pianosa. "Ma da questo confronto- ha detto -nasce ora il bisogno di creare un tavolo di riflessione è analisi, che noi stessi come Regione favoriremo, per arrivare a dare a Pianosa risposte certe, come una rete fognaria, una efficiente rete idrica e tutti i servizi necessari ad essere un ambiente vivibile": Allo stesso tempo anche Gelli valuta possibile puntare al recupero dei detenuti in semilibertà, già in atto." Ora l'isola è a rischio salute - ha concluso- non avendo le strutture necessarie e regnando il degrado. Questo stato di cose va interrotto assolutamente e rapidamente".

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