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A PIANOSA CAMPAGNA DI SCAVI ARCHEOLOGICI

Lisola, 19 luglio 2007

A Pianosa campagna di scavi archeologici
La Soprintendenza della Toscana al lavoro in una necropoli nei pressi della villa romana di Postumo Agrippa, a Cala Giovanna. Un altro cantiere è stato aperto a Punta del Segnale, dove si prefigura una struttura abitativa risalente al 1500 a.c: a condurre i lavori Silvia Ducci

CAMPO - Da una settimana sono ripresi gli scavi archeologici sull'isola di Pianosa. A curarli è la Soprintendenza Archeologica della Toscana. A condurli è ancora una volta la dottoressa Silvia Ducci, che resterà sull'isola con la sua squadra di dieci archeologi professionisti e un antropologo fino alla fine di luglio.
Due sono i cantieri dove si svolgono i lavori: a Punta del Segnale e a Cala Giovanna. Nella zona sud dell'isola prosegue lo scavo iniziato nel 2003, «Quando sono stati rinvenuti un focolare con del vasellame (di cui tre manufatti interamente ricostruiti), risalenti al 1500 a.c.», spiega l'archeologa fiorentina, «che probabilmente indicano una struttura abitativa».

Oggetto di scavo a Cala Giovanna sono i resti di una villa marittima romana: la struttura muraria è stata rinvenuta nel 2006, malgrado la sua esistenza fosse nota da tempo al mondo scientifico. «Adesso stiamo lavorando alle sepolture che già si intravedevano al lato della villa», afferma la Ducci. «Lo scavo alla necropoli è appena iniziato e non abbiamo ancora rinvenuto arredi o monete - riprende -, per cui non abbiamo indizi per il collocamento cronologico dei resti».
Metodo infallibile è l'analisi al carbonio 14, isotopo radioattivo del carbonio presente nei materiali organici e usato in archeologia come base per la datazione dei reperti.

Sulla destinazione degli oggetti rinvenuti vige incertezza. La Ducci auspica «la realizzazione di un museo archeologico e naturalistico sull'isola, visto che i reperti locali da esporre non mancano: nel 1988 il nostro scavo allo scoglio della Scola ha rinvenuto un insediamento del Neolitico antico, uno dei più antichi del Mediterraneo occidentale».
Sono, invece, ancora disseminati per l'Italia i resti preistorici di Pianosa: «I reperti ritrovati grazie agli scavi eseguiti nell'Ottocento da Gaetano Chierici alle Grotte e nella zona della villa di Agrippa Postumo, collocabili tra il 5500 a.c. e l'età del bronzo inoltrata», spiega la Ducci, «si trovano al Museo Civico di Reggio Emilia, mentre i resti dei lavori eseguiti da noi sull'isola negli anni Ottanta giacciono nel magazzino della Soprintendenza di Firenze».
L'archeologa specifica tuttavia che la procedura che conduce un ritrovamento dalla terra al museo è piuttosto lunga: «II materiale deve essere studiato, trattato, consolidato e assemblato».

Nel lavoro sull'ex Isola del diavolo sono coinvolti anche i detenuti della Cooperativa San Giacomo di Porto Azzurro, che svolgono il ruolo di operai, partecipando all'intero processo dello scavo sotto la direzione degli archeologi: rimuovono gli strati sterili con attrezzi idonei e setacciano il materiale.

La Soprintendenza non ha bisogno di autorizzazioni per organizzare campagne di scavo a Pianosa, nonostante abbia l'obbligo di comunicare a tutti gli enti coinvolti i tempi necessari ai lavori. Tuttavia la Ducci non nasconde le difficoltà oggettive di lavorare sull'isola, «per la difficoltà dei collegamenti e la necessità di essere ospiti della casa di reclusione».
Ciònonostante riscontra una maggiore disponibilità di finanziamenti negli ultimi anni. «Dopo un lungo periodo di digiuno finanziario, nel 2003 abbiamo ricevuto un piccolo contributo (20mila euro) dal Ministero dei Beni Culturali, raddoppiato nel 2006. Di quest'ultimo stiamo ancora usufruendo», conclude.
La direttrice degli scavi auspica«la realizzazione di un museo archeologico e naturalistico sull'isola, visto che i reperti locali non mancano»

(a.b.)

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