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NON SAPEVA NUOTARE IL DETENUTO CHE HA SALVATO L'ANZIANO NEL MARE DI PIANOSA

Elbareport 31 maggio 2005

Non sapeva nuotare il detenuto che ha salvato l'anziano nel mare di Pianosa

"Soltanto quando ho raggiunto il Signor Renato riverso a faccia in giù ad alcune decine di metri dalla riva mi sono ricordato che non sapevo nuotare". Così Jhohnny Osmani, il detenuto kossovaro, che per primo si è gettato in acqua per salvare il novantaduenne che stava per affogare nelle acque di Pianosa, ha raccontato l'episodio del concitato soccorso che ha visto protagonisti domenica scorsa i detenuti della Cooperativa sociale San Giacomo di Porto Azzurro. "Fortunatamente - continua Osmani - l'acqua mi arrivava alle spalle, così l'ho afferrato e trascinato a riva."

"Gli altri lo davano per morto - ci spiega Giuseppe Detoma, 44 anni pugliese - la moglie era più distante, in compagnia di un altro nostro compagno che tentava di farle coraggio. Lei pensava che fosse morto e piangeva disperatamente." Ma loro tre, Giacomo Giuseppe e Johnny, non si sono dati per vinti, hanno insistito con le pratiche di rianimazione finché il vecchio cuore di Renato Catalucci, novantaduenne di Follonica, non ha ripreso a battere, buttando fuori tutta l'acqua che aveva dentro.

Sono stati 5-6 lunghissimi minuti: Giacomo Zirano si è trovato a mettere in pratica per la prima volta su una persona le nozioni di pronto soccorso apprese l'anno prima, esercitandosi su un manichino, ad un corso della Croce Rossa. Lui praticava la respirazione bocca a bocca, il compagno Detoma premeva ad intervalli regolari sul petto.

Il polso ha iniziato a farsi sentire, pare che il Signor Renato abbia anche detto che non riusciva a respirare bene, segno che stava riprendendo coscienza. "Poi sentivamo il polso che scompariva, poi lo sentivamo tornare, infine dopo 20 minuti è arrivato l'elicottero del 118. Tutti gli altri detenuti hanno comunque dato una mano, chi telefonava ai soccorsi chi portava le coperte. Ma ancora non abbiamo notizie del signor Renato, non sappiamo come sta. Il regalo più bello sarebbe sapere che si è ripreso completamente".

Il giorno dopo a Pianosa i ragazzi, raggiunti via cellulare perchè non esiste una linea telefonica, hanno confessato che non è una cosa di tutti giorni salvare una persona, che nei momenti del soccorso pensavano soltanto a fare bene ciò che facevano, poi quando il Signor Renato stava riprendendosi, hanno potuto assaporare una certa soddisfazione. Il nipote del Catalucci, medico, che di ritorno dalla escursione si è trovato a soccorrere proprio un suo parente, ha promesso ai detenuti che se si fosse ristabilito lo avrebbe di nuovo portato a Pianosa per salutarli. "Ho rivissuto un flashback - ha detto Osmani - mio nonno mi è morto tra le braccia, quando ho soccorso il Signor Renato ho rivisto la mia vita".

Johnny Osmani, 41 anni, venuto in Italia dal Kossovo nel 1988 come clandestino, e poi per i mille disegni della vita finito in carcere, alla fine della sua pena sarà obbligatoriamente rimpatriato. Per lui, i legislatori Fini e Bossi non hanno previsto nessuna possibilità di riscatto. Non potrà rimanere in Italia nonostante abbia pagato per intero il suo debito, senza nessuna prescrizione o depenalizzazione dei reati compiuti. Nonostante abbia imparato un lavoro. La sua colpa più grande rimarrà quella di essere un clandestino, senza amici potenti. E per un clandestino che sbarca sulle nostre coste non saper nuotare è soltanto un handicap in più, mai una prova di straordinaria umanità.

Elena Maestrini

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