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L'ISOLA-CARCERE NON PIACE AGLI AMBIENTALISTI

Lisola 17 agosto 2004

L'isola-carcere non piace agli ambientalisti
Legambiente perplessa sulla decisione dei ministri dell'Ambiente e di Grazia e Giustizia d'impiegare un certo numero di detenuti in semilibertà in attività di tutela e salvaguardia di Pianosa. Mazzantini:"Progetto confuso, poco meditato e condiviso"

SI' all'impiego di un ridotto numero di detenuti in semilibertà sull'isola di Pianosa, previa formazione, con specifici compiti e purché concordato con Parco nazionale ed enti locali. No al ritorno all'isola-carcere, come era nei pensieri del ministro Castelli. L'idea di utilizzare un certo numero di reclusi in non meglio precisate attività di tutela e salvaguardia del territorio non convince Legambiente che incalza con dubbi e interrogativi.

"E' questo il "Progetto di eccellenza ambientale" più volte sbandierato dal ministro Matteoli negli ultimi anni?" chiede l'associazione commentando la volontà congiunta dei Ministeri dell'Ambiente e di Grazia e Giustizia di riportare i detenuti a Pianosa, parte "integrante e delicatissima" - viene fatto notare -del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano.

Umberto Mazzantini, ai vertici nazionali dell'associazione in qualità di responsabile delle Isole Minori dello Stivale, chiarisce meglio la posizione dell'associazione. "Non ci siamo mai espressi contro una presenza contenuta e discreta di detenuti a bassa pericolosità a Pianosa, impiegati ad esempio in progetti. di formazione come quello dell'agricoltura biologica in un clima semiarido - afferma - ma le notizie che trapelano sembrano basarsi su un progetto confuso, poco meditato e condiviso).

Sull'ex Alcatraz del Tirreno lo sbarco dei detenuti è atteso nei prossimi giorni. Si parte con un gruppo di quindici, spiegano gli ambientalisti, ma il numero è destinato a crescere per stabilizzarsi tra le 100 e le 200 unità, alle quali si aggiungeranno gli operatori della polizia penitenziaria e altro personale necessario. Un aspetto che non passa inosservato. Che Legambiente legge come "una bella ipoteca sulla fruizione turistica controllata e contingentata (250 persone) e sulla riapertura totale dell'isola voluta dal Parco nazionale fin dal 1998" e come un inspiegabile ritorno sui propri passi da parte di Matteoli. Gli ambientalisti ricordano infatti che giusto un paio di anni fa il ministro dell' Ambiente aveva respinto con forza la proposta del collega Castelli di riportare a Pianosa e all'Asinara 800 detenuti.

Parecchie le perplessità manifestate dal Cigno Verde sull'operazione. Innanzitutto sulla formazione a cui dovrebbero essere sottoposti i detenuti per svolgere il difficilissimo compito di "sentinelle ecologiche" di cui si va dicendo. Ma ci s'interroga anche sul tipo di rapporto che dovrà intercorrere "con chi, per legge e per funzione, svolge davvero l'opera di vigilanza su Pianosa e sul suo mare.

Eppoi, aggiunge Legambiente, "in quali strutture verranno alloggiati i detenuti e come e in che tempi si intende mettere a norma fognature, rete idrica, rifiuti, che durante il passato periodo carcerario avevano inquinato pesantemente i pozzi di acqua dolce e addirittura le catacombe romane, disseminato il territorio di discariche e rifiuti, emunto le falde fino a far avanzare il cuneo salino che rischiava di compromettere l'esistenza di crostacei dolceacquicoli unici al mondo, creato un piccolo orrore urbanistico con superfetazioni di ogni genere e tagliato in due l'isola con un mastodontico e inutile muro?".

Ma l'associazione si chiede anche se il progetto è stato discusso e condiviso con Parco, Regione, Provincia e Comune o se si tratta di una "nuova imposizione centralistica del ministro leghista Castelli, a cui tutti, compreso il ministro Matteoli, soggiacciono senza proferire parola".

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