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PIANOSA, UN'ISOLA SEMPRE PIU' "PIATTA"

Lisola 9 marzo 2004

Pianosa, un'isola sempre più "piatta"

POVERA Pianosa. E poveri elbani. Chissà che fine farà quella tavola di tufo che racchiude tesori storici e naturalistici, in balia dell'incertezza dalla fine degli anni Novanta quando fa chiuso in tutta fretta il carcere che l'aveva tenuta segregata, ma che ne aveva anche assicurato la salvaguardia.

Nel '92 entra in vigore il regime del 41 bis, il carcere di massima sicurezza Arrivano i mafiosi e per rafforzare le strutture di difesa si spendono 37 miliardi di vecchie lire. Nel '96 il Governo (ri)decide di chiudere. Regione, Provincia, Comuni dicono la loro, persino il vescovo Bassetti si mobilita. Ma nella primavera del '98 a governare sull'isola resta solo il silenzio. Viene chiusa la colonia agricola, trasferiti agenti e detenuti. Anche gli animali domestici prendono la via, dirottati in altre fattorie carcere. Sigillati i locali, deserte le case. La caserma Bombardi, nuova di zecca, non verrà mai inaugurata. Solo un pugno di persone rimangono sull'ex Alcatraz del Tirreno: le forze dell'ordine e qualche carcerato che certa di rallentare l'inesorabile declino degli edifici e dei campi coltivati. Tanti, forse troppi, i progetti per ridare finalmente vita all'isola, ripopolarla come un tempo nel rispetto, comunque, dei suoi delicati equilibri. Inizia il turismo giornaliero a numero chiuso, prende il via un centro studi per scienziati che conducono ricerche importanti, come documento il numero dello scorso febbraio della prestigiosa rivista "National Geographic".

Ma del resto non si sa più nulla. Il Parto nazionale si fa promotore dell'istituzione di una comunità di monaci benedettini, in grado di garantire agricoltura biologica e difesa dell'ambiente contro il pericolo della paventata speculazione. Ma i religiosi diventano solo un evento mediatico: il tempo di approdare e scattare qualche foto che risalgono sul traghetto per non fare più ritorno. I protocolli d'intesa rimangono lettera morta. Il Comune di Campo, di cui l'isola è frazione, ieri prevede un aeroporto come risulta dalle carte del Piano strutturale. Oggi chiede l'istituzione di un Sito di importanza comunitaria, anche se non è chiaro se a terra o a mare.

Non va meglio alle eccezionali ricchezze archeologiche che Pianosa racchiude. Le catacombe, di proprietà del Vaticano, vengono aperte al pubblico solo eccezionalmente. Sui resti della villa di Agrippa Postumo, nipote dell'imperatore Augusto, è invece esploso un caso nei giorni scorsi. Su segnalazione del direttore della sede centrale del Forum Unesco di Valencia, la Federazione italiana delle Associazioni "Amici dei Musei", il Dipartimento di Archeologia del Forum Unesco di Lucca e di quello "Università e Patrimonio" di Firenze, insieme alle sezioni toscane di Italia Nostra e Legambiente, hanno scritto al ministro per i Beni e le Attività culturali denunciando i "deleteri effetti" prodotti dal restauro coordinato dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana. Sotto accusa l'uso indiscriminato del cemento, i presunti danneggiamenti ai mosaici, la copertura che avrebbe causato più danni che benefici. Il caso è destinato a suscitare clamore.

Si sprecheranno le parole, che si andranno ad aggiungere a quelle finora spese. Intanto, il destino dell'isola piatta si fa sempre più cupo.

Alberto Risaliti

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